Progetto per piazza Fontana, 1967-1968

Il progetto – un lucido atto di accusa contro la tendenza dell’epoca di riempire il centro di Milano con parcheggi multipiano – reca il motto “Per esempio” e viene elaborato da Francesco Gnecchi Ruscone per il concorso di idee per la sistemazione urbanistica ed architettonica di piazza Fontana1. Il concorso, indetto dal Comune di Milano per il completamento della piazza, danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è vinto dal progetto “Vent’anni dopo” di Marco Bacigalupo, Guido Maffezzoli e Ugo Ratti2. Nel primo paragrafo del bando sono specificate tre richieste in particolare: uno studio planivolumetrico per nuovi edifici in sostituzione dell’Albergo Commercio sul lato nord3, uno studio di massima di altri eventuali edifici nuovi, lo studio e ristrutturazione della viabilità viaria e tranviaria. I concorrenti sono liberi di proporre nuove destinazioni, “tenendo conto della relativa necessità di parcheggi per le autovetture private”, mentre la consegna degli elaborati è prevista entro il 31 gennaio 19684.

La proposta di Gnecchi Ruscone consiste essenzialmente di uno spropositato parcheggio multipiano – con una parte sotterranea e una fuori terra, per una capacità complessiva di oltre 1600 posti – che si dispiega a L tra via Pattari e via Verziere, con due enormi torri cilindriche alle estremità per le rampe di salita e discesa. Sulla torre a sud si innesta, su via Verziere, una stazione per i mezzi pubblici, formata da una pensilina e da uno spazio aperto a mezzaluna. Al piano terra l’area è occupata dalle torri, da due corpi scale-ascensori, e a nord dal volume pieno del parcheggio per i pullman turistici, cui si addossa il volume vetrato del bar. A 15 metri sopra la quota della piazza sono previsti quattro livelli di parcheggi per le auto disposti in due ali, una sopra il parcheggio dei pullman e l’altra sospesa su pilastri a fascio metallici sul lato verso il Palazzo del Capitano di Giustizia5. I materiali sono calcestruzzo armato per le parti murarie e acciaio COR-TEN6 per le strutture metalliche e l’involucro esterno delle torri. I pilastri a fascio proseguono attraverso asole circolari che rivelano la presenza del parcheggio sotterraneo. Altri elementi circolari, di varie dimensioni, si dispongono nella piazza e negli spazi adiacenti di cui è prevista la pedonalizzazione, e contengono aiuole o alberi, mentre la pavimentazione è disegnata da fasce in granito ad andamento curvo. La fontana di Piermarini viene spostata leggermente in modo da essere baricentrica rispetto alla nuova conformazione dello spazio,

Lo spirito con cui viene proposto il parcheggio emerge nella relazione di progetto, che comprende una prima parte seria, di analisi e proposte sul tema del traffico a Milano7, e una seconda parte in cui il progetto viene sostenuto con argomentazioni sottilmente sarcastiche e provocatorie.

Dopo aver individuato le cause della congestione del traffico nel centro, è proposta una gerarchizzazione delle reti di trasporto e una diversa strutturazione per le reti dei mezzi pubblici e privati – i primi “passanti” e in sede propria, i secondi vincolati da un sistema di sensi unici, in modo che non possano attraversare il centro – accompagnati dalla proposta di costruire parcheggi di interscambio nelle aree vicine ai bastioni e di creare un’isola pedonale comprendente piazza della Scala, piazza San Fedele, piazza del Duomo, piazza Mercanti, piazzetta Reale, piazza Fontana e piazza Beccaria8.

Il progetto del parcheggio viene giustificato con due argomenti: la necessità di posti auto per il tempo libero serale e la convenienza economica dell’investimento. Qui appare l’ironia velata del progettista: “tenendo conto del valore di mercato dell’area […] del costo di costruzione di un edificio con una modesta incidenza di finiture, della economicità di una gestione legata ad un rapido avvicendarsi delle automobili in sosta, è senz’altro possibile affermare, anche prima di una verifica analitica concreta, che si tratta di un investimento sicuramente rimunerativo”9.

Il parcheggio viene considerato come “monumento contemporaneo” che impone i suoi valori al suo contesto e anzi “ne definisce uno nuovo”, e viene paragonato ai ponti di New York, alle stazioni vittoriane inglesi e, nello specifico, al parcheggio di Temple Street a New Haven (1959-1963), progettato da Paul Rudolph10. Il progettista riassume il suo pensiero nelle frasi conclusive della relazione: “Qualsiasi intervento su Piazza Fontana si ripercuote su un’area molto più vasta. I problemi urbanistici non hanno soluzioni locali o settoriali”.

La relazione comprende molte immagini: oltre agli schemi urbanistici e alle immagini del progetto, vi sono riproduzioni di foto e disegni di altri progetti e realizzazioni, che rafforzano le dichiarazioni paradossali del testo11; colpisce in particolare il parallelo tra le immagini del portico di Santa Maria dei Servi a Bologna e il “portico” del parcheggio.

Oggi la piazza è ancora incompiuta. Nel 1989 un secondo concorso, indetto dal Comune nel 1988, è vinto dal progetto di Gino Pollini, Giulio Marini e Giacomo Polin, che propongono di piantumare la piazza con filari regolari di ciliegi da fiore e di costruire sul lato nord un lungo edificio porticato12. Solo pochi anni fa si è proceduto alla parziale realizzazione del progetto, con l’ampliamento dell’Hotel Rosa (oggi Rosa Grand) sul lato nord, su progetto dello studio Arassociati (2000-2009), mentre è stata recentemente restaurata l’area intorno alla fontana; nella zona verso il Palazzo del Capitano di Giustizia sono in attesa di completamento la sistemazione a terra e la nuova cortina edilizia.

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