Progetto per il quartiere tra via Torino e corso Magenta, 1959-1960

Il progetto “Cinque vie”, elaborato da Francesco Gnecchi Ruscone, Piero Monti, Carlo Santi e Silvano Tintori per la XII Triennale di Milano, dedicata al tema “la casa e la scuola”, riguarda il settore sud-ovest del centro di Milano, compreso nella cerchia dei Navigli1. È alternativo alla famigerata “Racchetta”, che avrebbe dovuto proseguire da piazza Missori a via Vincenzo Monti e che nello stesso periodo viene bloccata da una commissione formata da Luigi Caccia Dominioni, Piero Gazzola e Lodovico Belgiojoso, che propongono di proseguire la strada in galleria, in modo da evitare la distruzione di uno dei pochi settori del centro storico ancora in gran parte conservato2.

Il progetto “Cinque vie” evidenzia il valore di ciò che si sarebbe distrutto per realizzare la “Racchetta”, e mira a mantenere la residenza in centro, in modo da salvarne carattere e vitalità3. Gnecchi Ruscone, Monti, Santi e Tintori intendono migliorare l’abitabilità degli edifici degradati, restituire le strade ai pedoni e riorganizzare i servizi per gli abitanti4. Propongono demolizioni mirate per migliorare le condizioni igieniche, e la pedonalizzazione della viabilità storica, con il ridisegno della pavimentazione e dell’arredo. Il traffico di attraversamento è tenuto sui bordi del quartiere, ad eccezione del by-pass sotterraneo, sostitutivo della “Racchetta”, cui si accede da una rampa in via Bocchetto. Due nuove strade di servizio, in direzione nord-sud, sono inserite con cautela all’interno degli isolati e in spazi interstiziali, e ad esse si collegano tutti gli edifici, dotati di nuovi parcheggi. Sono previsti anche due grandi parcheggi pubblici: uno tra le vie Valpetrosa e Zecca Vecchia (sul sito del Garage Sanremo), l’altro sotto piazza Sant’Ambrogio. Per valorizzare il commercio nelle vie Orefici-Spadari-Armorari è proposta l’apertura degli isolati per farne un “bazar”.

In accordo con il tema della XII Triennale, viene dedicata attenzione alle scuole: sono previste quattro scuole materne ai piani terreni di case esistenti5, tra cui una in piazza San Sepolcro, e due scuole dell’obbligo nel complesso esistente in piazza Mentana e in via Ansperto, mentre le scuole superiori, ad eccezione del liceo Carducci, vengono spostate nella caserma di piazza Sant’Ambrogio. La rimozione del traffico intorno all’università Cattolica e l’estensione del verde permettono infine di creare un vero campus.

Nella mostra le foto dello stato di fatto e dei disegni, accompagnate da testi, sono esposte sui pannelli laterali. Lo spazio centrale è occupato da un enorme modello in legno di tutta l’area di progetto, visibile dall’alto o con periscopi che permettono ai visitatori di osservare i luoghi più significativi come se si trovassero dentro il quartiere, in modo da rendere il progetto comprensibile anche ai non specialisti6.

In archivio si conservano foto dei luoghi del quartiere e delle prospettive di progetto, nonché della mostra7. Le foto riguardano gli spazi monumentali e alcune strade significative – dove spicca il contrasto tra l’architettura storica e gli automezzi – e i cortili delle case più modeste, che evidenziano i problemi di degrado. I disegni, animati dalla presenza di figure umane, rendono efficacemente la strategia del progetto8.

In piazza San Sepolcro sono proposti dislivelli nelle zone laterali alla chiesa, con l’eliminazione della recinzione esistente: davanti all’ingresso storico della Biblioteca Ambrosiana una terrazza rialzata è adibita ad area gioco per bambini e comunica con  l’asilo dirimpetto; sul lato opposto, un ribassamento ospita un’estensione all’aperto del museo dell’Ambrosiana, con alberi, pezzi architettonici e sculture. In piazza Borromeo la pedonalizzazione si accompagna all’insediamento di bancarelle per libri. In via Santa Valeria la nuova pavimentazione lapidea si abbina alla demolizione del muro di recinzione (sostituito da panche in muratura) del giardino storico sul lato nord, che diventa uno spazio pubblico. Altri disegni mostrano le nuove strade all’interno degli isolati, in cui l’impatto del traffico automobilistico è mitigato dalla presenza di alberi e di larghi marciapiedi lapidei, e spazi interni più intimi, circondati da edifici antichi di nobile architettura, in cui convivono aree per il soggiorno all’aperto e per il parcheggio delle auto.

Nel progetto confluiscono vari apporti: dalla lezione di Gustavo Giovannoni sul diradamento e sulle “strade di fibra”, all’attenzione di Rogers per le “preesistenze ambientali”, al concetto anglosassone di Townscape9. Uno degli aspetti centrali del progetto è l’estensione dello spazio pubblico a zone di proprietà privata, come i giardini dei palazzi, in modo da stimolare la vitalità del quartiere e risarcire la mancanza di spazi verdi pubblici. Sul tema della salvaguardia del tessuto antico si avverte inoltre un’affinità con il pensiero di Antonio Cederna, che si batte in quegli anni contro la distruzione dei centri storici italiani10.

Oggi il quartiere non è molto cambiato da allora, salvo alcuni interventi di ristrutturazione, sostituzione edilizia e nuova costruzione nelle zone distrutte dai bombardamenti11. L’espulsione dei ceti popolari e la terziarizzazione proseguono indisturbate fino ad oggi: gli edifici degradati sono stati in gran parte ristrutturati e risanati, con il miglioramento delle condizioni igieniche ma la perdita del sapore autentico del quartiere12. Rimangono irrisolti alcuni problemi di traffico, anche se la revisione dei sensi unici e l’introduzione del pedaggio nel centro storico ne hanno ridotto l’intensità. Sono stati realizzati il parcheggio seminterrato di piazza Borromeo (fine anni Settanta) e quello sotterraneo di piazza Sant’Ambrogio (2001-2014) – quest’ultimo nella posizione prevista dal progetto “Cinque vie” –, mentre piazza San Sepolcro è tuttora occupata dalle auto in sosta e in attesa di un doveroso intervento di riqualificazione. Pure irrisolta la situazione di via delle Fosse Ardeatine – sull’area del Foro Romano – dove permane il Garage Sanremo, oggi dismesso e provvisoriamente utilizzato dal Comune, che ne è proprietario, come punto informazioni e sede di eventi nel periodo di Expo 2015.

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