Progetto per la Stazione Centrale, piazza Duca d’Aosta, via Vittor Pisani e piazza della Repubblica

Il progetto “Greenwar”, elaborato per il concorso indetto dalla Metropolitana Milanese per la sistemazione dell’asse Repubblica-Centrale (1988), possiede una straordinaria carica visionaria e riflette la cultura enciclopedica di Virgilio Vercelloni1.

Il gruppo di progettazione comprende, oltre a Vercelloni, gli architetti Gabriella Crivelli (capogruppo e compagna di Vercelloni), Gian Paolo Corda e Franco Giorgetta, e i collaboratori Valentino Parmiani, Nicoletta Pellerito, Miek Perquy, Patrizio Cimino, Mariella Corti e Amedea Sanguini.

Il concorso, tra le iniziative promosse dalla Metropolitana Milanese per riqualificare i luoghi coinvolti dalla realizzazione delle stazioni della linea MM3, vede la partecipazione di 144 progettisti ed è vinto dal progetto “Itaca” di Carlo Chambry, Antonio Zanuso e William Pascoe2.

Il progetto “Greenwar”, che ottiene la menzione speciale della giuria ma viene scartato perché ignora le richieste del bando e dilata l’area di intervento, prevede la creazione di un grande parco lineare che va da piazza della Repubblica all’attuale sede dei binari della Stazione Centrale, di cui i progettisti prevedono la dismissione e il riutilizzo come edificio pubblico polifunzionale3. Le tettoie sopra i binari, chiuse da vetri sul lato nord-est, diventano una gigantesca serra destinata alla produzione vivaistica pubblica4. Il rilevato dei binari all’esterno delle tettoie viene destinato a parco pensile, anch’esso a funzione vivaistica e pensato come habitat per i volatili.

Sull’asse Repubblica-Centrale il traffico viene eliminato e sostituito dal verde, nell’ipotesi di una razionalizzazione della mobilità locale, legata alla realizzazione della MM3 e del passante, integrati da linee di superficie. Ponti e colline artificiali permettono di superare la viabilità trasversale, mentre profondi canyon danno aria e luce alle due stazioni della MM3.

L’area verde prevista ha un’estensione complessiva di ca. 450.000 mq, notevole se si confronta con i Giardini Pubblici (ca. 170.000 mq) e con il Parco Sempione (ca. 400.000 mq).

Il progetto si riferisce esplicitamente al sistema del verde neoclassico di Milano, che comprende i Boschetti, i Giardini Pubblici, i Bastioni, l’alberatura intorno alla piazza d’armi napoleonica, l’Arena (intesa come “edificio alberato”) e i giardini del Foro Bonaparte5. Nell’ottica di un recupero degli elementi strutturali della città storica, il progetto prevede anche la ricostruzione dei Bastioni in piazza della Repubblica e la riapertura del Naviglio della Martesana in via Melchiorre Gioia.

Il disegno generale del verde si attiene al modello del giardino romantico “all’inglese”, e combina parti progettate ex novo, come il verde tra la stazione e piazza della Repubblica, e parti costruite per accostamento di citazioni6: dal Central Park di New York, opportunamente ridotto di scala per adattarlo alle misure della sede dei binari esterna alle tettoie della stazione, al verde della serra, che accoglie citazioni dall’orto botanico di Padova e da progetti di Batty Langley e Sebastiano Serlio, mentre gli alzati della serra sono ripresi da un progetto di Pascal e Nénot 7. Per quanto riguarda la logica generale del progetto sono presenti riferimenti alla Rambla di Barcellona e all’uso  di piazza della Repubblica come campo di grano in tempo di guerra, con la finalità di evocare la memoria storica e collettiva dei luoghi8.

Il progetto, pur guardando al sistema verde della Milano neoclassica, trova i suoi principali riferimenti fuori dall’ambito milanese, in particolare nel paesaggismo di matrice anglosassone, che fa da cornice a citazioni variegate riferite alla storia del giardino europeo. Gli elementi geometrici vengono così “annegati” dentro un disegno di gusto romantico, affine piuttosto alla sistemazione ottocentesca dei Giardini Pubblici e del Parco Sempione. Anche l’idea della serra guarda alla tradizione delle grandi serre ottocentesche, coerenti stilisticamente e strutturalmente con le tettoie della stazione.

Il carattere della proposta è sintetizzato efficacemente in questa frase dei progettisti: “Una dimensione microurbanistica di tipo surreale, per un brano centrale del tessuto urbano storico, che dichiara una scelta ambientale innovativa”9.

È interessante osservare come questo progetto sia contemporaneo o anticipatore di importanti realizzazioni internazionali: dalla trasformazione della stazione di Atocha di Madrid (1985-1992, progetto di Rafael Moneo), alla Promenade plantée di Parigi (1988-1993, progetto di Jacques Vergely e Philippe Mathieux), alla riqualificazione della High Line di New York (2006-2015, progetto di Field Operations, Diller Scofidio + Renfro, e Piet Oudolf). Inoltre, il motto del progetto – “Greenwar” – evoca forse non casualmente il fenomeno del guerrilla gardening10.

Si riscontra anche qualche analogia con il progetto dei “raggi verdi” proposto per Milano nel 2005 da Andreas Kipar con l’Associazione Interessi Metropolitani e accolto dal Comune di Milano: una serie di percorsi verdi che collegano i parchi esterni con il centro della città11.

Oggi l’area del progetto “Greenwar” risulta sistemata secondo il progetto vincitore del concorso, la cui pavimentazione è stata oggetto di un recente restauro, mentre la Stazione Centrale continua a funzionare come tale, anche se alterata all’interno da un discutibile intervento di riqualificazione presentato nel 2001 e portato a termine nel 2008 dalla società Grandi Stazioni, che ha introdotto radicali modifiche del sistema delle risalite e nuovi spazi commerciali12.

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