Progetto per un centro civico al QT8, 1962-1965

Il progetto viene elaborato su incarico del Comune di Milano da Franco Buzzi Ceriani, Fredi Drugman, Virgilio Vercelloni, che propongono un centro civico per completare il QT8, quartiere sperimentale ideato da Piero Bottoni all’indomani della seconda guerra mondiale1. I progettisti sono scelti dallo stesso Bottoni, autore di precedenti proposte per il centro civico nello stesso luogo: il settore nord-ovest del quartiere, all’angolo tra piazza Santa Maria Nascente e via Isernia, nell’area compresa tra la scuola elementare, il Monte Stella, il mercato, la chiesa e la stazione MM1, all’epoca non ancora realizzata2. La progettazione si articola in due fasi: un progetto di massima del giugno 19623 e una proposta successiva, del 1964-1965, che si configura come organigramma funzionale.

Bottoni aveva stabilito le funzioni, l’ingombro e la disposizione di massima dei tre edifici principali (mercato, albergo e cinema-teatro)4, e il suo ultimo schema, cui si attiene la realizzazione del mercato, serve da base per la nuova proposta, come indicano due planimetrie in cui il cinema, l’albergo e la piazza sono assegnati rispettivamente a Buzzi Ceriani, Vercelloni e Drugman5, anche se l’unitarietà del progetto non permette di distinguere gli apporti dei singoli autori.

Il progetto si basa su un approfondito studio urbanistico, che ne costituisce il presupposto: grazie all’elevata accessibilità del luogo, servito da autostrade e dalla prevista stazione della metropolitana, le esigenze da soddisfare non sono limitate agli abitanti del quartiere, secondo l’ottica del “quartiere autosufficiente” anni Cinquanta, ma il centro civico è pensato per un’utenza più vasta, a livello metropolitano6. Si spiegano così le dimensione imponenti del cinema e dell’albergo, destinato a utenti di passaggio, così come il grande parcheggio sotterraneo. Questa proposta si distingue così da quelle precedenti di Bottoni, in cui il centro civico assumeva una dimensione più raccolta, commisurata alla scala del quartiere.

Nel progetto del 1962 un grande spazio pedonale, articolato da gradoni, è circondato da  quattro volumi: il mercato già esistente, un edificio per funzioni commerciali, amministrative e culturali, un cinema da 1.884 posti, parzialmente interrato, e un albergo a torre, rivolto verso il Monte Stella7. Al livello inferiore è prevista una piazza sotterranea con parcheggi e accessi carrabili ai vari edifici, collegata con il verde alla base del Monte Stella e con la prevista stazione della metropolitana, mentre un secondo livello interrato corrisponde alla quota dei binari della stazione MM1. L’idea della separazione dei flussi, molto in voga negli anni Sessanta, deriva dalla presunta incompatibilità tra pedoni e automobili, propagandata dagli architetti del Movimento Moderno8.

L’edificio per funzioni commerciali, amministrative e culturali, con negozi e grande magazzino nell’interrato e al pianterreno, e uffici e spazi per attività culturali al livello superiore, intorno a una piazza sopraelevata, appare come una sorta di reinterpretazione del broletto medievale. L’albergo fa invece da contrappunto all’orizzontalità della piazza e dialoga con il Monte Stella: l’altezza dell’albergo – circa 60 metri – è considerata da Drugman “un motivo irrinunciabile nella caratterizzazione del centro” 9.

Lo spazio pedonale tra gli edifici non ha una forma definita e non prevede portici: il suo carattere è dato dalle tensioni tra gli edifici e dal gioco dei dislivelli, ma manca di limiti chiari e di unitarietà, per cui assume i caratteri di una terrazza panoramica piuttosto che di una piazza10.

Il progetto è dominato dal criterio compositivo dello sfalsamento e della gradonatura di superfici e volumi, mentre l’impianto generale segue il principio della “girandola”: gli edifici descrivono idealmente un quadrato, ma i lievi scarti tra gli allineamenti tolgono staticità e danno dinamismo all’insieme.

La composizione generale e l’articolazione volumetrica degli edifici accomunano questo progetto in modo evidente al contemporaneo progetto di Ludovico Quaroni per il concorso per il Centro Direzionale di Torino11, mentre la documentazione d’archivio comprende immagini di alcuni progetti stranieri, utilizzati probabilmente come modelli di riferimento: la ricostruzione di Saint-Dié di Le Corbusier; il centro civico di Doncaster e il Park Neighbourhood Centre a Swindon, entrambi di Frederick Gibberd12.

Le successive elaborazioni dei progettisti, condizionate da nuove ricerche sociologiche e dal mutamento delle richieste dell’amministrazione, sfociano in una relazione e in un organigramma funzionale, presentati nel 1965 come documenti preliminari alla progettazione esecutiva del centro civico13. Il suo ruolo viene ridimensionato rispetto all’ipotesi iniziale ed è considerato un “polo secondario”, che coniuga comunque i servizi di quartiere con attività a più ampio raggio. Il QT8 viene considerato come caso campione per altri centri civici analoghi ubicati nel settore nord-ovest dell’area metropolitana milanese14.

La proposta del 1965 è priva di indicazioni architettoniche e si concentra sugli aspetti funzionali e di gestione. L’organigramma presenta tuttavia qualche indicazione per gli edifici e gli spazi aperti: rispetto alla proposta del 1962, di cui si conferma l’impianto generale, le principali novità riguardano la sostituzione del cinema con un cinema-teatro, la previsione di un teatro all’aperto alla base del Monte Stella e la sostituzione dell’albergo con una casa-albergo per lavoratori e studenti.

Oggi l’area destinata al centro civico presenta una generica sistemazione a verde pubblico, mentre l’edificio del mercato è abbandonato e attende una nuova destinazione. Ma soprattutto rimane irrisolta la questione del centro del quartiere, che da settant’anni a questa parte non si è ancora riusciti a realizzare.

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