Il perché di una mostra on-line
“Milano città immaginata. 10 progetti dagli archivi CASVA” è una mostra dedicata a Milano e alla cultura del progetto: il progetto che, quando costruito, diventa reale ma che, spesso, resta un pensiero sulla carta, un’ipotesi, un’idea virtuale.
I dieci progetti urbani selezionati per la mostra sono tutti progetti non realizzati, immaginati dai loro autori come ipotesi migliorative o come provocazioni o denunce di uno sviluppo urbano che non condividono. Sono paesaggi urbani alternativi alla città che viviamo oggi, attualizzati nella loro carica progettuale attraverso la reinterpretazione che altri architetti ne hanno voluto dare attraverso l'illustrazione.
La mostra propone a ciascun visitatore lo spunto per una riflessione personale sulla costruzione della città e sulla capacità del progetto architettonico e urbanistico di influenzare il tessuto sociale.
CASVA
Il CASVA, Centro di Alti Studi sulle Arti Visive, accoglie una ricchissima collezione di documenti appartenenti alla cultura della progettazione, del design e della grafica provenienti dagli archivi di architetti e designer milanesi.
La lettura trasversale di questo patrimonio fa del CASVA un centro di ricerca polivalente dedicato alle arti visive del ‘900. Comunicare la ricchezza di questo patrimonio è una sfida difficile perché il documento non è immediatamente narrativo in sé, ma deve essere collocato all’interno di un racconto.
Gli archivi, come i musei, rappresentano una delle più importanti modalità di conservazione delle tracce della nostra civiltà, ma richiedono al fruitore una costante capacità critica per valutare e “storicizzare” i singoli documenti.
Negli archivi i documenti sono organizzati attraverso un linguaggio di codici definito da specialisti che aiutano a costruire la narrazione delle storie di ciò che è stato, aprendo una finestra su ciò che potrà essere.
L’accesso ai documenti del CASVA avviene su prenotazione, nel rispetto delle norme vigenti.
«Sembra che per ogni città data esista un'immagine pubblica, che è la sovrapposizione di molte immagini individuali. O forse vi è una serie di immagini pubbliche, possedute ciascuna da un certo numero di cittadini. Tali immagini di gruppo sono indispensabili perché un individuo possa agire con successo nel suo ambiente e possa collaborare con altri. Ciascuna immagine individuale è unica […], eppure essa approssima l'immagine pubblica, che è più o meno rigorosa, più o meno comprensiva, in ambienti diversi».
Kevin Lynch, da L'immagine della città, Marsilio, Padova, 1964